Giorno #9: Distributore.



Dire che la meteo mi sta sfavorendo è un eufemismo.
Sono rimasto bloccato nel mio rifugio fino a mezzogiorno, quando finalmente la pioggia è calata di intensità. Ho trovato una tanica sul retro, preparato il sacco e mi sono avvicinato alla dogana di Bizzarone sul lato svizzero. Sapevo di un distributore di benzina più isolato degli altri, con un muro di cinta e un'alta siepe sul lato in direzione dell'Italia. Ho tenuto d'occhio la situazione da dietro un muretto: le luci dei neon erano ancora accese e c'era un'auto parcheggiata vicino alle pompe, ma nessun morto vivente. Una cinquantina di metri più in giù, invece, la strada con i veicoli in coda e quella carovana di di carne putrida.
Sono uscito dal nascondiglio e ho corso fino al distributore con il bastone da hockey e la tanica in mano, gli occhi puntato verso la strada. Ho afferrato la pistola erogatrice e il contatore è andato a zero.
Ottimo.
Ho riempito la tanica e iniziato a spandere benzina su tutto lo spiazzo, nessuno sembrava avermi notato. Ho sentito il cigolio di una porta e mi sono girato: l'addetto alla pompa! Era alto, corpulento e aveva una salopette intrisa di sangue; si stava trascinando verso di me, lamentandosi. Dietro di lui una cassiera, con una polo arancione macchiata e un vistoso morso sull'avambraccio. Stavano a una decina di passi, ma dalla strada ne stavano salendo altri. Ho dato una rapida occhiata al contatore: avevo spruzzato solo una ventina di litri. Non bastavano.
Ho ricoperto l'auto di carburante e ho fatto due passi verso l'uomo: gli ho spezzato in testa il bastone e con quello che rimaneva gli ho trafitto l'orbita, facendolo crollare a terra.
Rimaneva lei.
Mi ha attaccato a bocca aperta e in mancanza d'altro le ho ficcato la pistola tra i denti, bloccandola in modo che continuasse a erogare benzina; gli altri erano ormai a meno di venti metri. Lei ha iniziato a gonfiarsi e a infiacchirsi, così ne ho approfittato per spingerla verso la discesa, prima che si accasciasse. Poi sono tornato di corsa al muretto con la tanica aperta, lasciandomi una scia di benzina dietro le spalle. Ho aspettato che il gruppo di testa raggiungesse il distributore e acceso lo Zippo vinto al luna park d'Agno quindici o sedici anni prima. L'ho lanciato sulla striscia di carburante e mi sono rannicchiato dietro i mattoni. L'esplosione li ha fatti tremare tutti e quando ho tirato fuori la testa, al posto della stazione di servizio c'era solo un grande cratere.
Mi sono messo in piedi e sono corso in direzione nord, attraverso boschi e campi. L'esplosione avrebbe attirato tutti gli zombie verso la dogana, lasciando la via libera in prossimità di Brusata. Sono tornato a binocolare la strada a mezzo chilometro dal valico e ho scorto un passaggio di un paio di metri tra le macchine; di morti viventi non ne vedevo. Ho superato la colonna di veicoli di corsa e superato con un salto lo steccato di un campo, così da rallentare eventuali inseguitori. Mi sono voltato per la prima volta solo dopo un paio di chilometri: la torre di fumo nero spiccava sul cielo plumbeo e, nonostante la pioggia tornata battente, le fiamme ancora divampavano.

Ho tagliato per prati e campi fino ad arrivare a una stalla, a Santa Margherita; sono salito al piano di sopra e mi sono sistemato su delle balle di fieno. Sono al 7% di batteria, ma da domani non dovrebbe essere più un problema: il Military Megastore di Stabio dista meno di mezzo chilometro, a occhio e croce.

0 commenti:

Posta un commento