Dire
che la meteo mi sta sfavorendo è un eufemismo.
Sono
rimasto bloccato nel mio rifugio fino a mezzogiorno, quando
finalmente la pioggia è calata di intensità. Ho trovato una tanica
sul retro, preparato il sacco e mi sono avvicinato alla dogana di
Bizzarone sul lato svizzero. Sapevo di un distributore di benzina più
isolato degli altri, con un muro di cinta e un'alta siepe sul lato in
direzione dell'Italia. Ho tenuto d'occhio la situazione da dietro un
muretto: le luci dei neon erano ancora accese e c'era un'auto
parcheggiata vicino alle pompe, ma nessun morto vivente. Una
cinquantina di metri più in giù, invece, la strada con i veicoli in
coda e quella carovana di di carne putrida.
Sono
uscito dal nascondiglio e ho corso fino al distributore con il
bastone da hockey e la tanica in mano, gli occhi puntato verso la
strada. Ho afferrato la pistola erogatrice e il contatore è andato a
zero.
Ottimo.
Ho
riempito la tanica e iniziato a spandere benzina su tutto lo spiazzo,
nessuno sembrava avermi notato. Ho sentito il cigolio di una porta e
mi sono girato: l'addetto alla pompa! Era alto, corpulento e aveva
una salopette intrisa di sangue; si stava trascinando verso di me,
lamentandosi. Dietro di lui una cassiera, con una polo arancione
macchiata e un vistoso morso sull'avambraccio. Stavano a una decina
di passi, ma dalla strada ne stavano salendo altri. Ho dato
una rapida occhiata al contatore: avevo spruzzato solo una ventina di litri.
Non bastavano.
Ho
ricoperto l'auto di carburante e ho fatto due passi verso l'uomo: gli
ho spezzato in testa il bastone e con quello che rimaneva gli ho
trafitto l'orbita, facendolo crollare a terra.
Rimaneva
lei.
Mi
ha attaccato a bocca aperta e in mancanza d'altro le ho ficcato la
pistola tra i denti, bloccandola in modo che continuasse a erogare
benzina; gli altri erano ormai a meno di venti metri. Lei ha iniziato
a gonfiarsi e a infiacchirsi, così ne ho approfittato per spingerla
verso la discesa, prima che si accasciasse. Poi sono tornato di corsa
al muretto con la tanica aperta, lasciandomi una scia di benzina
dietro le spalle. Ho aspettato che il gruppo di testa raggiungesse
il distributore e acceso lo Zippo vinto al luna park d'Agno
quindici o sedici anni prima. L'ho lanciato sulla striscia di
carburante e mi sono rannicchiato dietro i mattoni. L'esplosione li
ha fatti tremare tutti e quando ho tirato fuori la testa, al posto
della stazione di servizio c'era solo un grande cratere.
Mi
sono messo in piedi e sono corso in direzione nord, attraverso boschi
e campi. L'esplosione avrebbe attirato tutti gli zombie verso la
dogana, lasciando la via libera in prossimità di Brusata. Sono
tornato a binocolare la strada a mezzo chilometro dal valico e ho
scorto un passaggio di un paio di metri tra le macchine; di morti
viventi non ne vedevo. Ho superato la colonna di veicoli di corsa e
superato con un salto lo steccato di un campo, così da rallentare
eventuali inseguitori. Mi sono voltato per la prima volta solo dopo
un paio di chilometri: la torre di fumo nero spiccava sul cielo
plumbeo e, nonostante la pioggia tornata battente, le fiamme ancora divampavano.
Ho
tagliato per prati e campi fino ad arrivare a una stalla, a Santa
Margherita; sono salito al piano di sopra e mi sono sistemato su
delle balle di fieno. Sono al 7% di batteria, ma da domani non
dovrebbe essere più un problema: il Military Megastore di Stabio
dista meno di mezzo chilometro, a occhio e croce.
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