Giorno #32: Destinazione Aeroporto.



Siamo partiti dalla villa di Carabietta questa mattina, in direzione nord. Abbiamo trascorso l'intera mattinata a perlustrare il golfo d'Agno, ma le zone dei campeggi non offrivano punti d'attracco sicuri.
Troppi zombie tra le roulotte” ha sentenziato Massi.
Puntiamo verso la foce, ho un'idea” ho proposto.
Ci siamo diretti verso il fiume e abbiamo fermato la barca sulla costa sinistra: la corrente era troppo forte, non si poteva andare avanti più di così. E il pendio era così pieno di piante e rovi che era impossibile proseguire a piedi.
Allora recluta, qual è la tua cazzo di idea?”
In tutta risposta, ho afferrato lo zaino con entrambe le mani e mi sono calato nell'acqua fino alla cintola, appoggiando i piedi su un grosso sasso scivoloso. Dopo qualche passo controcorrente mi sono voltato.
Così non lasciamo né tracce, né odori. Ed evitiamo di venire attaccati alle spalle.”
E poi? Vuoi marciare così fino alla sorgente?” mi ha chiesto Viola.
Là davanti c'è l'aeroporto di Agno, forse una delle poche strutture recintate in Ticino che non ha al suo interno un migliaio di morti viventi pronti ad azzannarci. Dovremmo trovare acqua e cibo. Penso che valga la pena controllare.”
Non hai tutti i torti” e anche Viola si è calata in acqua.
Massi ha scosso la testa, accorciato i lacci dello zaino e si è immerso anche lui fino alla vita. Ha controllato che la barca fosse ben agganciata alla riva e ci ha seguito.
Dopo una cinquantina di metri, sono uscito dal fiume e ho strisciato sotto i rovi per dare un'occhiata al sentiero che correva lungo il perimetro dell'aeroporto: vedevo un paio di zombie bloccati in mezzo alla strada, ma niente di troppo pericoloso. Ho aspettato che gli altri mi raggiungessero, ho fatto loro un gesto e superato di corsa la passerella per poi discendere un pendio di quattro o cinque metri. Ho appoggiato gli scarponi in un fiumiciattolo e mi sono voltato: Viola e Massi mi hanno raggiunto qualche secondo dopo. Un paio di zombie si erano voltati e stavano già trascinando i piedi verso di noi.
Di là!”
Abbiamo seguito il corso d'acqua sotto una piccola galleria in pietra e siamo sbucati in una piazzola dell'aeroporto recintata da ramine alte due metri o poco più. Sulla pista c'erano una manciata di morti viventi, tutti vestiti da aviatori, agenti di sicurezza o hostess.
Bene, significa che il posto è isolato.
Ho estratto le tronchesi dalla tasca e ho creato un passaggio alto 40 centimetri.
Via via!” ho sussurrato, mentre dalla galleria stava sbucando il primo zombie. Sono passato di là anch'io mentre Viola si sfilava la cintura: ha infilato i due capi ai due lati del varco e l'ha stretta più che poteva, sigillando la rete di metallo.
Abbiamo passato le due ore successive a ripulire l'area: io e Viola li attiravamo verso noi senza far troppo rumore, Massi li attendeva al centro della pista, sul lato opposto a quello dove eravamo arrivati: non appena raggiungevano i corpi dei loro compagni, li ghigliottinava con un colpo secco. Ne abbiamo fatti fuori una dozzina, così.
Siamo poi andati a caccia di provviste, o perlomeno di un posto dove dormire, ma gli hangar erano tutti chiusi e così il gate dell'aeroporto. Ci siamo messi all'ombra di un Saab 2000 per appoggiare gli zaini e riflettere sul da farsi.
Abbiamo provviste per circa un paio di giorni” ha detto Viola, “ma senza un posto al coperto o un fuoco serviranno a poco.”
Ho scosso la testa. “Siamo in pianura, accendere un fuoco significa attirarli qui da tutto il Malcantone. E non penso che le recinzioni sul perimetro reggano più di quel tanto, nonostante le basi in cemento e il filo spinato.”
Non ci resta che far saltare la porta o un vetro” ha ripreso Viola. “Vediamo in giro se c'è qualcosa che fa al caso nostro. E veloci, che tra poco cala il sole.”
Mi sono rotto il cazzo di faticare per niente” ha esclamato Massi gettando il berretto a terra.
In quel momento, la porta del Saab 2000 si è aperta ed è spuntata la testa bionda di una donna vestita con una camicetta e un gilet blu scuro. Lui ha subito messo mano al fucile.
Chi cazzo sei tu?” gli ha abbaiato addosso.
Lei ha alzato le mani. “So-sono Jessica, lavoro qui... Lavoravo qui, come hostess.”
Da quanto tempo sei là dentro?”
Da-da tre o quattro settimane, non me lo ricordo nemmeno più.”
Massi ha teso ancor di più i muscoli e chiuso l'occhio sinistro, il Fas 90 sempre puntato sulla donna. “C'è qualcun altro con te?”
Sì signore, ci sono anche io” ed è spuntato un giovane gracile, dai capelli corti e qualche brufolo sulla fronte. Anche lui aveva le mani alzate.
E tu chi sei? Lo steward di 'sti cazzi?”
Lui ha fatto di no con la testa. “A dire il vero, sono un pilota.”
E su quell'affermazione, anche Massi ha dovuto abbassare il fucile.

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