Giorno #36: A Mani Vuote.

Il portellone del Saab 2000 sembra bloccato, forse a causa dell'acqua e del ghiaccio. Rimarremo a bordo fino a domattina almeno, speriamo che la temperatura si alzi. E che la neve si sciolga, così da far entrare un po' di luce dai finestrini.

La stessa situazione di stallo vissuta al salone, con la differenza che là eravamo accerchiati da decine di zombie. Ci abbiamo messo l'intera notte a preparare un piano e a radunare il necessario, con lo sguardo rivolto ogni pochi secondi alla vetrina per paura di esser stati visti. Alle prime luci dell'alba di ieri, siamo strisciati vicini alla porta con Viola davanti.
Siete pronti?” Abbiamo annuito. “Allora andiamo.”
Ha abbassato la maniglia e ha tirato la porta verso di sé, un centimetro alla volta. Tra noi e i due SUV incolonnati davanti al negozio c'erano tre zombie, ma avevano lo sguardo rivolto verso Ponte Tresa: non ci avevano notato. Viola ha allungato la testa e guardato a sinistra.
Okay”, ha sussurrato, “fino alla porta dell'armeria ce ne sono solo quattro. Preparatevi.”
Io e Massi abbiamo afferrato con la mano destra una bamboletta di lacca, mentre con la sinistra reggevo io un accendino, lui il suo Zippo. “Okay, ripetiamo la procedura: voi andate davanti e io sfilo a sinistra. Andiamo.”
Lei si è abbassata e io e Massi le siamo passati davanti, sullo stipite della porta. Abbiamo acceso gli accendini e premuto sui tappini delle bombolette, creando fiamme lunghe due metri. Massi ha puntato la lingua di fuoco verso due zombie sulla destra, io ho liberato la via sulla sinistra. Quasi non si sono resi conto di avere i vestiti incendiati, e prima che si buttassero addosso a noi li abbiamo spinti via con dei calci all'altezza dello stomaco.
Muoviti, muoviti!” ho gridato a Viola.
Lei è sgattaiolata davanti alla vetrina dell'armeria e ha spinto sulla porta. “Chiusa anche questa, cazzo!”
Intanto gli zombie si stavano affollando intorno a noi e si facevano sempre più vicini, nonostante le fiammate. La mia per di più si faceva sempre più corta, la bamboletta si stava scaricando e ne avevo solo una mezza vuota di riserva.
Piano B, piano B!” ho urlato e Viola ha estratto il martello che aveva trovato in un angolo del salone. Ha cominciato a colpire la base inferiore della porta vetrata finché non ha creato un varco abbastanza largo da passarci.
Ce l'ha fatta, è entrata?” mi ha gridato Massi.
Sì, tieni duro.”
Dopo pochi secondi Viola ci ha aperto e siamo entrati di corsa. Viola ha spinto la porta ma uno di loro si era già fatto avanti e aveva allungato le braccia, impedendole di chiuderla.
Allontanatelo, allontanatelo!”
Abbiamo iniziato a colpire con i coltelli le braccia dello zombie, ma non sembrava sentire niente.
AAAAH!” ha gridato Viola prima di cadere a terra.
Abbiamo abbassato lo sguardo: uno di loro era scivolato attraverso il buco e l'aveva afferrata per uno stivale. Gli ho conficcato un coltello in testa, ma un altro si stava già facendo sotto.
Non ce la faremo mai, andiamo!” ho detto a Massi.
E ce ne andiamo senza neanche prendere un'arma?”
Non c'è tempo, dobbiamo muoverci. Viola, vai ad aprire la porta sul retro.”
Lei è andata via. “Io non me ne vado senza delle munizioni” mi ha gridato Massi mentre tirava calci agli zombie a terra e colpiva con i pugni quelli davanti alla porta.
Non c'è scelta, lo capisci?”
Ci ha interrotti la voce di Viola.
Ragazzi, la via è libera – muovetevi!”
Ho abbandonato la porta e sono corso da lei, dopo qualche secondo mi ha seguito Massi. Le munizioni e le armi erano tutte chiuse dietro a vetrine con serrature, né io né lui siamo riusciti a prendere niente.
Siamo usciti e ci siamo allontanati il più in fretta possibile dalla massa di zombie ammucchiata contro la finestra del salone Patty. Ci hanno inseguito, ma abbiamo allungato di molto il giro nei boschi per sviarli. Tra un cespuglio e un albero, ho notato che Viola aveva una faretra piena di frecce sulla schiena.
Almeno non torniamo a mani vuote, ho pensato.

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