Giorno #19: Neve.

Fermi al palo. La neve in pianura ci ha bloccato per tutto il giorno, di sole se ne è visto poco niente e i generatori sono ormai scarichi. Siamo ridotti alle candele dalle 19 di stasera.
Partiamo, andiamocene, con la caviglia ce la faccio” ho ripetuto per tutta la mattinata a Massi.
Troppo rischioso” ha risposto lui prima di sputare a terra e andarsene.
Ma che ha? Si preoccupa per me?” ho chiesto a Viola.
Ha scosso la testa. “Non hai capito una sega. Ha paura di lasciare tracce sulla neve.”
Ma gli zombie mica ci seguono, non sono mica intelligenti a quel punt–”
Si preoccupa degli altri, deficiente. Degli altri vivi.”
Cavolo, era vero. Capitava in tutti i film: prima o dopo, c'era sempre il momento in cui i sopravvissuti iniziavano a spararsi tra di loro.
Massi è tornato indietro. “Neve o non neve, domani mattina partiamo” ha detto aprendo il frigo.
Aveva visto delle orme in giro, oppure è semplice precauzione?


L'avvenimento di oggi è che ho ricevuto due nuove e-mail da parte di superstiti. Una è di Pablo, l'uomo che ha organizzato la trasmissione radio di emergenza. Stanno tutti bene, anche se mi pare siano ancora assediati negli studi di Besso e sarà difficile raggiungerli.
L'altro è Andrea – non lo sentivo più da dicembre, praticamente. Sono rimasti in otto a Melano, e per fortuna sono ancora sani e salvi. Anche loro hanno subìto diversi blackout e se la cavano con due generatori, anche se le provviste sono agli sgoccioli. Ricevono ancora notizie dall'estero: l'infezione sembra aver colpito il mondo intero, porca puttana, ma rimangono forse alcune isole incontaminate. Conferma anche che a Zurigo c'è tuttora speranza, e che probabilmente sono riusciti a isolare il virus. Altre novità non ne hanno ricevute, e temono il peggio.

Se radio e televisioni non riescono ad avere altre informazioni nonostante antenne, collegamenti e quant'altro, mi sa che rimane solo la soluzione iniziale: superare il San Gottardo e controllare di persona.

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