Oggi
è successo qualcosa di inatteso.
Ho
trascorso la mattina ad attraversare la zona industriale di Stabio,
scavalcando non so quanti cancelli e ramine. Sono arrivato sul retro
del Military Megastore attorno alle 12 e mi sono armato di falcetto e
batticarne, pronto a farmi strada verso l'entrata. Ma il cancello era
chiuso, e il parcheggio deserto. La porta era aperta, sono entrato.
Le luci erano tutte accese e il
negozio era stato rivoltato come un calzino: a parte due manichini
all'entrata, tutto era riverso a terra. Ho camminato lungo un
corridoio schivando scatole e scatoloni, cercando di memorizzare
quanto mi sarebbe stato necessario per continuare il viaggio. In
fondo al locale il pavimento era cosparso di scatole di mannaie e
coltelli, e mi sono inginocchiato alla ricerca di una confezione
piena. Ho sentito dei passi alle mie spalle: era lo zombie di un
grassone senza un braccio e una mano e con un gilet marrone addosso,
forse un cacciatore. Ondeggiava lentamente verso di me e mi ha dato
il tempo di guardarmi in giro: non c'era nessun altro. L'ho atteso
col sorriso e il falcetto in mano. Quando mi è arrivato a un paio di
passi, l'ho colpito al collo convinto di mozzargli la testa di netto,
ma la lama arrugginita si è incastrata nell'adipe del suo collo e
lui ne ha approfittato per lanciarmisi addosso.
Il
batticarne mi è sfuggito di mano e sono crollato a terra. Gli ho
messo la mano destra attorno al collo cercando di tenerlo lontano, la
bava che mi colava sul mento; con la sinistra tastavo le scatole alla
ricerca di una lama. Dopo pochi secondi il braccio destro ha iniziato
a farmi male, piegandosi sempre di più. Ce l'avevo a un palmo dalla
faccia quando ho sentito: “Tienilo su!”
Chi
era? Gli ho stretto il collo anche con la sinistra e ho spinto con
tutte le mie forze, sollevandogli il capo di una trentina di
centimetri. Una freccia gli ha trafitto la testa e uno schizzo di
sangue mi ha macchiato la fronte. L'ho spostato di lato e mi sono
messo a sedere, respirando a pieni polmoni: una donna aveva una
freccia incoccata in un arco nero e si stava avvicinando a lunghi
passi, puntandola verso me.
“Ti
ha morso?” mi ha gridato fermandosi a una decina di metri da me.
“N-no,
per fortuna no” ho detto tastandomi le braccia.
Ha
socchiuso un occhio e teso ancor di più l'arma. “Non ti credo.”
Ho
alzato le braccia. “Senti, ti posso assicurar–”
“Spogliati.”
“C-come?”
“Spogliati.
Subito.”
Ho
lasciato cadere lo zaino e l'ho osservata meglio: aveva capelli
lunghi e bruni, occhi aguzzi, labbra sottili e rosa. Mi sono tolto
tutto, rimanendo in mutande.
“Va
bene? Convinta?” e ho fatto una piroetta.
“E
là sotto?” ha chiesto facendo un cenno con la testa.
“Scusa,
ma ti pare che uno zombie abbia avuto l'accortezza di mordermi il
culo?!”
Ha
sbuffato. “Stai lì.” Ha riposto la freccia nella faretra e
raggiunto uno scaffale a una decina di metri di distanza; ha raccolto
qualcosa ed è tornata indietro.
“Rivestiti,
e sopra la giacca mettiti questo” e mi ha lanciato un gilet
fluorescente.
“Ma
gli zombie mi vedranno da un chilometro di distanza!”
Lei
mi è venuta incontro e mi ha ficcato gli occhi nei miei. Erano bruni
e profondi. Ho deglutito. “No, con questo ti vedrò io a un
chilometro di distanza.”
È andata a bloccare la porta con una corda e ha perlustrato il negozio mentre mi rivestivo.
“Tu”
mi ha gridato dall'altra parte del locale, e io mi sono messo
sull'attenti; lei mi è venuta incontro. “Prendi lo zombie e
sistemalo in un angolo, domani mattina ce ne liberiamo.” Si è
piegata, ha afferrato la freccia e l'ha estirpata dal cranio. L'ha
usata come bacchetta e me l'ha puntata contro, a un centimetro dal
naso. “Io passo in rassegna l'ufficio lì dietro, tu fai quello che
vuoi basta che non mi disturbi. E stai molto attento: se solo provi a
sgattaiolare via o a fare irruzione lì dentro, te la faccio entrare
in un orecchio e uscire dall'altro.” L'ha pulita con uno straccio e
ha riposto anche quella nella faretra. “A dopo” e ha chiuso la
porta.
Sono
passate più di quattro ore: lo zombie è coperto da tele cerate in
un angolo, mi sono creato una specie di giaciglio con dei sacchi
militari e trovato una presa elettrica alla quale attaccare il
computer. Ora che ci penso non mangio da più di 24 ore, ma a prima
vista pare che tutto il cibo sia già stato saccheggiato. Continuo a
cercare.
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