Giorno #11: Scatolette.



Ho appena finito di cenare con Viola: due scatolette di mais e altrettante di tonno riversate in due gamelle militari e gustate nell'oscurità di una catapecchia di Ligornetto, dove ci siamo rifugiati. E dove ho passato tre quarti della giornata, a dirla tutta.

Alle prime luci dell'alba abbiamo radunato su una coperta stesa per terra quello che siamo riusciti a racimolare tra gli scaffali del Military Megastore: funi, mantelli in PVC, bengala, un paio di gamelle, coperte, tronchesi, una picozza, un fornelletto da campo e una pala pieghevole. Abbiamo caricato tutto in due sacche: una grande (la mia) e una piccola, a tracolla, per lei. Io mi sono anche attrezzato con un nuovo paio di scarponi, dei calzoni termici e un'ascia leggera con in più sei coltelli che mi sono infilato in ogni tasca. Anche Viola ne ha presi un bel po' e si è riempita una cartucciera di cuoio che ha trovato dietro al bancone.
Utili da ficcare in testa a chi si avvicina troppo”, mi ha detto prima di estrarne uno e aprirlo in due colpi di polso.
Ho fatto un passo indietro.
Si riferisce a me o agli zombie?
Ci siamo allontanati dal negozio per la stessa via dalla quale ero arrivato, ma almeno stavolta non ho dovuto scavalcare le ramine. Abbiamo tagliato ancora una volta per boschi e campi e raggiunto Genestrerio; ci siamo fermati in mezzo a un campo e ho dispiegato la cartina su una staccionata.
Noi siamo qui, ci conviene muoverci a ovest prima di puntare a nord” le ho detto puntando il dito sulla carta.
E Mendrisio, a est?”
Ma sei pazza? Ho visto le foto delle strade da quella parte, non ce la faremmo mai.”
Lei ha alzato le spalle ed è andata avanti.
Marciare con Viola è sicuro ed estenuante al tempo stesso: è ultraprudente, controlla ogni angolo e ogni insenatura prima di percorrere una strada o un sentiero. La cosa alla lunga annoia, ma almeno non rischio la pelle a ogni metro.
Giunti a Ligornetto siamo entrati in due villette, fortunatamente vuote. La parte sud del paese sembrava esser stata abbandonata.
Dobbiamo procurarci delle provviste, prima di proseguire” ha detto. L'elettricità sembrava esser saltata da diversi giorni, nei frigoriferi non c'era nulla di utile. E nelle dispense, scatolette e poco più.
In una terza abitazione ha sigillato finestre e porte e mi ha ordinato di sistemare le mie cose, che avremmo passato lì la notte.
Ma sono appena le 13, abbiamo ancora tempo per arrivare più a nord, a Besazio almeno.”
Lei mi ha gelato con uno sguardo. “Tu stai qui, io vado in perlustrazione.”
Ho fatto come ha detto, ma sono sicuro che abbia tenuto gli occhi puntati più verso est e Castel San Pietro, che verso il lago di Lugano. Ma non ho detto niente: è tornata attorno alle 17 e 30 e per tutta la sera ci siamo scambiati appena qualche parola.
Il piano per domani?” le ho chiesto alla fine della cena, quando ci siamo aperti una scatoletta di pere come dessert.
Proseguiamo per Rancate, ma con cautela.”
Rancate ha più di 1500 abitanti e confina con Mendrisio: rischiamo troppo. Ci conviene salire a Besazio, per poi muoverci verso Meride.”
Non ho chiesto il tuo parere. È così e basta.”

Ho mandato giù un ultimo boccone di pere, ma erano amare. E non son sicuro che fosse colpa della scatoletta.

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