Sono
a pezzi. La pioggia che ha iniziato a battermi sulla pellerina in
tarda mattinata mi è entrata nelle ossa, il tacco dello scarpone
militare destro mi si è rotto a metà strada e il fango ha costretto
polpacci e cosce al lavoro straordinario.
Sono
partito dalla cima del colle di Santo Stefano attorno alle 10 e sceso
il bosco verso Bresciano e la pianura. A un certo punto, dal
sentiero, sono riuscito a scorgere la strada asfaltata: c'era un
veicolo sdraiato sul fianco e altre quattro o cinque auto ferme e con
le portiere spalancate. Una decina di zombie erano lì, sul limitare
del bosco, bloccati davanti a una sbarra di legno per impedire che
passassero auto. Non mi hanno visto. Ho abbassato la testa e
proseguito.
Sono
scivolato due volte sui sassi resi scivolosi dalla pioggia e prima di
uscire dal bosco, mi sono imbattuto in una casa con un solido recinto
e un cancello chiuso. La bucalettere era in stile americano, con la
barra rossa sollevata. Ho controllato: posta risalente alla fine di
novembre. L'edificio doveva essere vuoto, forse veniva utilizzato
solamente per la vendemmia. L'ho aggirato e ho trovato un falcetto
mezzo arrugginito che mi sono appeso alla cinghia, ma non sono
entrato: non avevo tempo.
Ho
ripreso la marcia in direzione ovest, seguendo il corso del fiume
Roncorone prima e il bosco che avvolge il confine poi; mi hanno
permesso di avere almeno un lato coperto e, eventualmente, una buona
via di fuga. Ho superato di corsa la strada a un centinaio di metri
dalla dogana di Ronago e ripreso fiato attraversando un altro bosco,
ma è il valico di Bizzarone/Brusata che mi sta causando problemi, adesso. Le
sbarre sono abbassate e attorno al cabinotto si aggirano zombie con
la divisa da guardia di confine. Altro che Bernasconi e Bussenghi.
Con il binocolo al collo ho
camminato lungo il bosco fino in Italia alla ricerca di un passaggio, ma l'ammasso di automobili è
imponente, veicoli a perdita d'occhio.
“Un
giorno come un altro”, mi direbbe un frontaliere.
Be'
sì, ecco: solo con l'aggiunta di un migliaio di morti viventi.
Per
il momento mi sono riparato in una casa a Pignora, anche questa in
mezzo alla selva e con la bucalettere piena. Ho dovuto rompere un
vetro per entrare, spero di non aver attirato l'attenzione di
nessuno. Per sicurezza, ho coperto la finestra con un cassettone e
chiuso tutte le persiane del piano terra. Ho trovato qualche conserva
e dei sottaceti, il resto è tutto ammuffito o marcio, e per di più niente
elettricità. La nebbia e il buio stanno calando, la batteria è al
39%: devo studiare un piano per arrivare a Stabio.
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