Da
una parte il Monte San Giorgio, dall'altra l'inferno della pianura,
con la cantonale e l'A2 zeppe di carne marcia e denti putrescenti.
Non
rimaneva molto da scegliere.
Ci
siamo infilati nel fitto dei boschi verso Crotta e Albertina, fino
alla zona del Rocul. Da lì ci siamo sistemati coi binocoli dietro a
un tronco abbattuto e abbiamo tenuto d'occhio la situazione a Riva
San Vitale.
“Cazzo,
zombie da tutte le parti anche là giù” ho detto scuotendo la
testa.
“Avevo
capito che conoscevi la strada verso nord” ha detto Viola.
“Recluta,
questa non è la mia zona di competenza. Che proponi?”
Sono
rimasto in silenzio per un po' di secondi. “Forse ho un'idea.
Dobbiamo puntare al nucleo, però.”
“Scordatelo,
recluta. Come cazzo ci difendiamo, se ci attaccano?”
Mi
sono morso un labbro. “Lo so, ma...”
“Qual
è il piano B?” ha chiesto lei.
“Quello
è il punto: non ne ho.”
Massi
non ha detto niente e ha fissato la baionetta sulla punta del fucile.
“Ho capito, va... In marcia.”
Con
le lame sguainate abbiamo seguito la discesa fino a un centinaio di
metri a ovest dalla chiesa di Santa Croce. Ho alzato un pugno come
avevo visto fare al sergente maggiore (e in Forrest Gump, se
per questo) e ho dato loro le ultime istruzioni.
“Sotto
la chiesa c'è un canale di scolo in pietra: là sotto scorre un fiumiciattolo
che si butta dritto dritto nel lago. Se lo seguiamo, arriviamo nel
nucleo di Riva San Vitale. Non saremo sempre al coperto, ci sarà da
correre. Domande?”
Hanno
fatto di no con la testa. Abbiamo messo gli scarponi nell'acqua e
abbiamo seguito il fiume camminando, ma nel prato dietro la chiesa
abbiamo scorto cinque o sei morti viventi e abbiamo accelerato il
passo. Abbiamo proseguito la corsa subito dopo il tunnel e schivato
un paio di zombie sul percorso. Il terzo Massi lo ha abbattuto con la
baionetta.
“Andiamo,
non c'è tempo!” gli ho detto tirandolo per la manica della
mimetica.
Abbiamo
attraversato un altro tunnel e siamo arrivati a una trentina di metri
dal lago, ma lì ce n'erano molti di più: Viola si è fermata sotto
la volta di pietra, tenendosi bassa.
“Che
facciamo?” ha sussurrato.
Massi
si è voltato. “Torniamo indietro, è un suicidio.”
Ma
non li ho ascoltati. “Andiamo” e sono scattato in avanti.
Ho
corso in direzione del lago e dopo una decina di passi gli zombie si
sono accorti di me. Ne ho spostati un paio con una spallata e sono
arrivato al porticciolo, con delle barche attraccate. Mi sono
voltato: Viola e Massi non c'erano.
Sono
tornati indietro, porca puttana!
Ho
levato la tela cerata da una delle imbarcazioni e sono salito a
bordo, ma era legata con una catena.
Merda!
Ho
alzato l'ascia e l'ho abbattuta sul lucchetto, ma non l'ho nemmeno
scalfito. Intanto un morto vivente era arrivato a un paio di passi da
me, aveva lo zigomo spaccato e il labbro superiore smangiato via. Ho
riprovato a far saltare la catena con un altro colpo: niente.
Allora
ho fatto un passo sul molo verso lo zombie e gli ho staccato mezza
calotta cranica con un colpo secco, ma un altro si è fatto subito
sotto e mi è caduto addosso sulla barca. Pesava, il bastardo, e il
rollio non mi facilitava le cose. Mentre lo tenevo a distanza con
l'avambraccio destro ho portato la mano sinistra alla tasca per
prendere il coltello, ma con la coda dell'occhio ne ho visto arrivare
un altro.
Se
sale a bordo sono fottuto.
Ho
sentito una raffica di fucile e la testa del morto vivente che stavo
tenendo d'occhio è stata trapassata da una freccia. Massi è
arrivato sul molo e ha ficcato la baionetta nella nuca dello zombie
che mi stava sopra, la punta della lama che è spuntata nella bocca e
luccicava tra i denti.
“Era
la mia ultima freccia, spero ne sia valsa la pena” ha detto Viola
salendo in barca.
Io
ho buttato il corpo in acqua e Massi ha fatto saltare la catena con
un colpo di fucile.
“Andiamo
recluta, andiamo!”
Mi
sono buttato sulla barca e il sergente maggiore ha messo il piede sul
legno del molo e allontanato la barca. Un paio di secondi dopo gli
zombie si sono ammassati sulla riva, una decina sono pure caduti in
acqua con le anatre e i cigni che sono accorsi a starnazzare.
Massi e
io ci siamo messi ai remi, direzione nord.
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