Oggi
mi ha chiamato un certo Carlo, giornalista. Mi ha detto che sta preparando un approfondimento sui “professori nelle mie condizioni”
(ha detto così, giuro) e mi ha chiesto se volevo condividere la mia
esperienza.
Certo,
come no.
Già
mi hanno mantecato le palle per anni dicendomi “Uuuh, ecco el
vacancero che fa tre mesi di vacanza ogni estate” e “Oooh,
sempre in giro tu? Facile quando hai solo 20 ore di lavoro a
settimana”. Ci manca solo che esco su un quotidiano ticinese con la
mia storia di professore in burnout per eccessivo stress e
difficili condizioni personali. Gli ho detto di no.
“Ma
se si preoccupa della privacy, possiamo sempre utilizzare uno
pseudonimo.”
Ho alzato la testa come i cani di Pavlov al suono della campanella.
“E
posso sceglierlo io?”
Silenzio
in cornetta. “Ehm sì, non vedo problemi particolari...”
Gli
ho detto il nome a cui avevo pensato.
Ancora
silenzio. Poi: “Ah, ecco... Mi scusi ma mi chiamano in riunione, la
chiamo più tardi”.
Mai
più sentito per il resto della giornata.
Già
che avevo il telefono in mano, comunque, ho chiamato il vetraio, ha detto che passa domani. E ora vado a infilare qualcosa nel giorno, che la
giornata è stata piuttosto faticosa tra il sorteggio di Champions
League e tutto il resto.
Sempre
vostro,
Cristiano
“Big Dick Bastardly” Camporosso
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