Giorno #1: Dogana



Mi sono appena svegliato, ho la schiena a pezzi: non è il massimo dormire per terra, senza nemmeno un cuscino.
Come prima cosa ho controllato la piazzetta e, cazzo, è apparso un altro zombie: una donna con la mascella spaccata, la caviglia slogata e i capelli sporchi di sangue e di fango. Sta a un paio di metri dal corpo sbudellato del Giampi e fissa la porta del mio palazzo con sguardo vacuo.
Non mi pare di conoscerla.
E se fosse un morto vivente proveniente da fuori? Se Pedrinate fosse stata invasa non solo dagli zombie di Chiasso, ma anche da quelli dell'Italia? Forse sono passati dalla dogana di Drezzo, forse dal Parco Spina Verde.
Se l'epidemia si è diffusa la notte del 23, quando i siti online hanno smesso di battere le notizie, significa che il 24 deve esserci stato un gran casino là fuori. Cazzo, tra lo shopping pre-natalizio, il giorno feriale e i frontalieri ne sarà arrivata di gente in Ticino. A mucchi proprio.
Mi pare già di sentirli quelli là: “Ecco, se avessimo costruito un muro lungo la frontiera tutto questo non sarebbe successo”. Be', a questo punto non avrebbero tutti i torti.
Sono andato a mangiare qualcosa in cucina e mi sono reso conto che tutto il cibo trash che ho da parte fa un diavolo di rumore quando lo mangi. Ho succhiato un po' di Zweifel e addentato un paio di wurstel. Poi ho pensato: ci saranno altri sopravvissuti?

Ho recuperato il cellulare in camera e l'ho acceso, ma non ci sono messaggi e la linea telefonica pare morta. Cazzo. Il frigo funziona, quindi l'elettricità in casa c'è ancora. E pure internet funziona. Ora mi attacco al PC, ho bisogno di saperne di più prima di elaborare un piano.

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