Micini



Non guardo mai “Patti Chiari” in diretta. Non perché non abbia tempo – ieri sera mi sono sparato la trilogia di The Hangover in DVD, fate un po' voi. È che so già che mi ridurrei a spedire messaggi ed e-mail strafottenti rivolti a conduttori, registi, giornalisti, ospiti in studio e produttori. Si salverebbero solo i cameramen. Forse.
Oggi (ieri, vabbé, avete capito) si parlava di chi si lamenta per i rumori in centro città e di chi si lamenta di quelli che si lamentano per i rumori in centro città. E grazie al cielo che:
  1. non l'ho guardato in diretta, perché era la volta buona che mi trovavo la Polizia cantonale a casa per sovversione e invito alla rivolta,
  2. i miei genitori mi hanno lasciato in eredità questo appartamento a Pedrinate che sarà pure scalcinato, ma perlomeno non confina con qualche borbottone e non sta sopra a un bar pieno di drogati.

Gli unici che fanno casino fino a tardi qui sono i gatti, ma non per questo chiamo quelli della RSI.

Ho le mie tattiche. Oltre al classico lancio della palla di ghiaccio coltivata nel freezer (che oltre ad avere la giusta consistenza, non lascia tracce - sono un genio del male, lo so) ho imparato da mastro Hemingway a lasciare in giro piattini colmi di latte e whisky, una mia personale versione del latte+ di burgessiana memoria. Si fanno subito più tranquilli, i micini, sdraiati sulla schiena e con le zampe all'aria nel mezzo della piazzetta. E sono anche più facili da colpire, così. Il massimo.

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