Giorno #88: ul Suu in Cadrega.



Stamattina Veronica ha cambiato la fasciatura a Goffredo per l'ennesima volta.
L'infezione è sotto controllo?” le ho chiesto. “Pensi che potrà camminare?”
Ha annuito due volte. A quel punto, d'accordo con Viola, siamo andati da Bruno per congedarci. Lui e sua figlia sapevano di Zurigo e del nostro viaggio per il San Gottardo, probabilmente se lo aspettavano che saremmo ripartiti nel giro di pochi giorni. Quelle che non ci aspettavamo, invece, sono state le sue parole.
Veniamo anche noi.”
Sono rimasto a bocca aperta fino a quando è intervenuta Viola.
Ne siete sicuri? Qui siete sistemati abbastanza bene, considerata la situazione a valle.”
Non abbiamo dubbi. Meglio andare incontro alla fine tentando il tutto per tutto, piuttosto che attenderla in cima a un campanile.”
Aveva ragione, e si vedeva che lo faceva la figlia.
Abbiamo riorganizzato i bagagli e fatto un piccolo inventario: Bruno ha ancora 27 proiettili per la carabina, Viola dispone di una ventina di frecce e io sono sempre e solo fornito di coltelli. Goffredo ha il braccio a tracolla, il suo mazzafrusto è destinato a rimanere fermo ancora per un bel po'. Veronica ha messo in una valigetta da pronto soccorso tutto quello che le era rimasto e l'ha infilata nello zaino. Provviste: abbastanza per sette-otto giorni, dal quarto in avanti sarà meglio razionarlo. Materiali: coperte di lana grezza, teli impermeabili e mimetici, pelli e un paio di giacconi, corde... Insomma, tutto quello che Bruno utilizzava per appostarsi nei giorni di caccia alta.
Siamo partiti alle undici, abbiamo seguito il vecchio sentiero onsernonese sulla costa est dell'Isorno e siamo arrivati a Loco; da lì abbiamo seguito il passo della Garina e siamo giunti sul monte Salmone.
Considerato il punto in cui eravamo arrivati ero fiducioso di poter raggiungere Airolo e il massiccio del San Gottardo in due, massimo tre giorni di cammino, ma la neve ad alta quota ci sta rallentando più del previsto. Non pensavo ne fosse caduta così tanta, nel corso dell'inverno. E più andremo verso nord, più sarà peggio.
A ben guardare si tratta tuttavia di un vantaggio, visto che il manto candido che copre prati e radure ci permette di individuare le orme di zombie e di eventuali animali di passaggio. Ne abbiamo viste alcune, durante la salita, ma Bruno ha detto che sono ormai vecchie di giorni.
Questa marcia scevra di minacce sembra aver tramutato la spedizione in una gita fuori porta. Il nervosismo degli scorsi giorni è scomparso e tutti si concentrano sul paesaggio e sul cammino, piuttosto che su un possibile attacco da parte dei morti viventi.

Al calare della sera ci siamo rifugiati in una rientranza della parete rocciosa del monte. Goffredo era inginocchiato ad accendere il fuoco, Viola e Veronica preparavano il campo, io e Bruno ci siamo fermati un minuto a osservare il sole tramontare.
Sai, mio padre mi raccontava sempre una storia su questo posto.”
Quale?”
La chiamava 'la leggenda del suu in cadrega'. Diceva che due volte l'anno, in occasione degli equinozi, il sole si immobilizza all'orizzonte, come a volersi riposare dei suoi mille viaggi. Sosteneva che se in uno di quei giorno il sole non si fosse fermato in mezzo al cielo, il mondo sarebbe finito.”
Bella sfiga” e ho sputato per terra.
Che cosa?”
Non essere arrivati qua tre giorni fa. Almeno potevamo vedere se il tuo vecchio aveva ragione.”
Già, già... Ma forse avevano ragione anche i Maya. Non erano loro a dire che a dicembre la civiltà sarebbe crollata o qualcosa del genere?”
Il 21 dicembre, sì.”
Allora ci avevano azzeccato” e ha fatto di sì con la testa.
A dire il vero parlavano del 21 dicembre 2012.”
Be'” e Bruno ha alzato le spalle, “non hanno poi sbagliato di molto.”
Considerato l'anticipo con cui ci sono arrivati...” e mi sono morso un labbro. “Sì, non è molto.”

Siamo tornati al campo, la cena era quasi pronta. Domani ripartiremo.

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