Giorno #79: Diga della Verzasca.



Goffredo è più prudente di quanto pensassi.

Per due giorni abbiamo atteso a Monte Carasso, diceva che non era il momento di mettersi in marcia. Non ha mai aggiunto spiegazioni, così non ci è rimasto che perlustrare alcune abitazioni isolate e recuperare qualche provvista e delle bottiglie d'acqua.
Ieri finalmente abbiamo costeggiato il piano di Magadino, ma abbiamo camminato solo per un paio d'ore – se ne potevano fare molte di più. Superato Gudo, all'altezza di Cugnasco ci siamo diretti verso nord e abbiamo dormito in una casetta poco distante dal sanatorio di Medoscio, non prima di aver tirato intorno all'edificio un po' di funi così da bloccare eventuali attacchi zombie. Abbiamo trascorso una notte tranquilla, ma oso solo immaginare quanti morti viventi si annidino tra i corridoi di quei due palazzoni. Certo, non è molto diverso da qualche mese fa, quando nella struttura giravano solo vandali, tossici e pseudo-satanisti.
Stamattina siamo ripartiti e io e Viola abbiamo lasciato Goffredo prendersi qualche metro di vantaggio.
Secondo me ci sta ripensando” le ho sussurrato, “ha paura di allontanarsi troppo dal castello e perde tempo”.
Anche io ho notato qualcosa di strano”, ha detto annuendo, “sembra voler evitare il contatto diretto con loro”.
Tipo che fa tanto il figo medievale ma in fondo ha paura?”
Tipo, sì”.

Ma questo è stato prima di arrivare alla diga della Verzasca.

L'abbiamo vista spuntare da dietro un albero dopo aver attraversato l'ennesimo bosco. Io e Viola abbiamo tirato fuori i binocoli e Goffredo si è fatto di lato, sbuffando.
Codesti vetri son superflui” ha mormorato, ma lo abbiamo ignorato.
La corona della diga era affollata di zombie, almeno un'ottantina a occhio e croce. Lungo la parete, un centinaio di metri più in basso, c'era un uomo appeso all'elastico che penzolava e muoveva le braccia.
Pensi sia vivo?” ho chiesto a Viola.
Lo dubito, altrimenti avrebbe provato a staccarsi. Si vede che si stava preparando al lancio ed è stato morso”.
Certo è che di lì non si passa. Forse potremmo trovare una strada alternativa al di sotto della diga, che ne dici Goffredo?”
Silenzio. Ho abbassato il binocolo e mi sono voltato: non c'era più.
Dov'è andato?”
Viola ha scosso la testa e un urlo proveniente dalla diga ci ha raggiunto. Lei ha risollevato il binocolo.
Guarda!”
Ho messo a fuoco: Goffredo era all'inizio della corona e stava fronteggiando l'intero gruppo di zombie da solo. Roteava il mazzafrusto sopra la testa a una velocità micidiale e abbatteva la palla di piombo sulle teste di chi osava farsi avanti. Con quelli più vicini allo strapiombo, invece, si limitava a buttarli giù con calci o spallate, e questo senza mai interrompere gli attacchi con l'arma.
Muoviamoci, andiamo!” ha urlato Viola che aveva già incoccato una freccia nell'arco.
Siamo corsi verso di lui con un sottofondo di versi gutturali e teste che venivano maciullate, ma quando lo abbiamo raggiunto la piattaforma era già ridotta a un cimitero con una cinquantina di corpi decapitati a terra.
Orsù, plebaglia, avanziamo sine esitazione”.
Ma... Come hai fatto?” gli ho chiesto.
Lui ha trattenuto il bastone del mazzafrusto sotto l'ascella e ha estratto uno straccio dalla tasca: lo ha passato sulla palla e si è mosso in avanti senza dire niente. Prima di superare la diga, tuttavia, si è diretto verso la piattaforma del bungee jumping e ha sfilato un pugnale che teneva a tracolla. Con un colpo secco ha tagliato l'elastico e abbiamo sentito lo zombie appeso schiantarsi a terra.
Creature diaboliche, l'inferno vi brucerà le carni ad aeternum” ed è ripartito. Anziché dirigersi verso Mergoscia e il nord, abbiamo svoltato a sinistra e ci siamo rifugiati in una casa ai confini di Contra.

Non mi permetto però di dire più nulla.

Il ragazzo sa il fatto suo e val la pena fidarsi.

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