Siamo
vivi per miracolo.
Quella
sera a Orselina siamo stati attaccati da un'orda di zombie senza
sapere da dove venisse e dove finisse. Arrivavano dalla montagna e
dalla valle, da sinistra e da destra. A decine, centinaia. Non
finivano mai. Abbiamo fatto i bagagli in fretta e furia e siamo
usciti dalle finestre del primo piano proprio mentre irrompevano in
casa. Considerata l'oscurità, siamo passati per l'unico territorio
che conoscevamo – quello che ci aveva portato sino a lì.
Abbiamo
camminato e camminato a ritroso, ma il fatto di essere in gruppo li
rendeva più rapidi del solito e così siamo arrivati all'alba che
praticamente correvamo in direzione di Brione. In quel momento, di
fronte a noi, si è parato un campo zeppo di morti viventi.
“Dobbiamo
girare a destra verso Minusio” ho gridato, tra un ansimo e l'altro.
“Ma
è un centro abitato, rischiamo di venire sommersi” ha risposto
Viola.
“Lo
so, ma non abbiamo scelta.”
Abbiamo
tagliato per un bosco e trascorso i trenta minuti successivi a
schivare fauci e artigli fino a quando siamo arrivati sul lago, nei
pressi di una grossa villa. Ci siamo messi con la schiena contro il
corrimano e ci siamo guardati intorno. Eravamo accerchiati da almeno
duecento zombie.
“Buttiamoci
in acqua” ha proposto Viola, “ci allontaniamo a nuoto e torniamo
in riva qualche centinaio di metri più in là.”
Goffredo
ha fatto qualche passo avanti e abbattuto il primo zombie con il
coltello.
“Non
possiamo. Goffredo peserà almeno cento chili, e con quella cotta di
maglia, poi? Se ci lanciamo in acqua va a fondo come un sasso, te lo
dico io.”
Ha
srotolato la catena del mazzafrusto e iniziato a farlo roteare, ma
erano troppi per aspettarsi che li facesse fuori tutto, anche con le
frecce di Viola.
“E
allora cosa facciamo?” ha chiesto Viola tendendo l'arco.
“Dammi
un minuto, un minuto solo” e mi sono guardato intorno. Quando gli
occhi sono caduti sulla villa e su una specie di garage in lamiera
affacciato sull'acqua, ho iniziato a sperare. “Aspettami qui” e
mi sono lanciato nel lago.
“Cristiano!”
mi ha urlato, ma ero troppo impegnato a nuotare per risponderle. Mi
sono infilato nel box e ringraziato Dio. Sono montato a bordo e ho
gridato. “Viola! Buttati!”
“Hai
trovato una barca?”
“No,
meglio. Muoviti!”
“Goffredo,
arrivo subito!” ha urlato e un paio di secondi dopo ho sentito un
tonfo in acqua. Dopo nemmeno un minuto era davanti a me e alla mia
nuova moto d'acqua bianca e rossa.
“Ma
che...” ha detto facendo affiorare la testa fuori dall'acqua. Le ho
allungato un braccio e l'ho fatta montare sulla moto gemella accanto
alla mia. “Muoviamoci!”
Siamo
usciti dal garage a tutto gas e ci siamo allontanati di qualche metro
da Goffredo. Mentre Viola attendeva al largo, io mi sono piazzato
sotto al corrimano. Sentivo il mazzafrusto fendere l'aria e
abbattersi sulla carne marcia dei morti viventi. Doveva essere un
macello, là sopra.
“Goffredo,
buttati!”
Ha
fatto qualche passo nella mia direzione e si è allungato per vedere
da dove parlavo.
“Si
tu osi supporre ch'io vegna a cavallo di codesta diavoler–”
“Eddai,
non c'è tempo!” Con uno scatto mi sono appeso al corrimano e l'ho
afferrato per la barba. “Se non vieni non ci sarà più un castello
né un re Rabadan, perché quelli ti mangeranno vivo!” e gli ho
girato la testa in direzione degli zombie che distavano ora meno di
cinque metri.
Lui
ha dato una rapida occhiata dietro di sé e fatto qualche rapido
conto a mente, poi ha sbuffato.
Aveva
capito.
Mi
sono messo alla guida e ho aspettato che scendesse. Per poco non
affondavamo! La moto è riuscita a rimanere a galla e un minuto dopo
andavamo a tutta velocità in direzione di Locarno e della foce della
Melezza.
Abbiamo
risalito il fiume fino a Losone e siamo scesi sul lato destro del
corso d'acqua, di fronte al Golf Gerre. Non sapevamo se ci stavano
ancora inseguendo o se il rumore aveva attirato nuovi zombie sulle
nostre tracce, quindi per sicurezza abbiamo bloccato l'acceleratore
delle moto d'acqua e le abbiamo direzionate in direzione del lago.
Sono andate a schiantarsi sulla costa qualche centinaio di metri più
in giù, speriamo siano sufficienti.
Abbiamo
perlustrato una decina di case tra Tegna e Ponte Brolla oggi, e senza
incontrare nemmeno uno zombie. Non sappiamo quanti centri abitati
così isolati visiteremo nei prossimi giorni, quindi meglio fare un
po' di provviste.
In
ogni caso, con un Goffredo intorno, è come avere una guardia del
corpo sempre dietro le spalle. Un bel sollievo, vista l'agitazione
delle ultime ore.
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