Giorno #60: Fuga dalla Caserma.



Abbiamo trovato un'altra casa Minergie a Camorino, i pannelli sono OK e hanno catturato abbastanza sole da darci un po' di libertà. Come quella di mangiare qualcosa di caldo, dopo quasi 72 ore fatte di fagioli freddi in salsa di pomodoro semi-ghiacciata. E quella di riprendere il racconto.

Massi ha camminato con lo Zippo in mano fino a un armadietto sistemato in un angolo del garage e ha preso una chiave e una torcia. Ha perlustrato il resto del locale a caccia di eventuali sorprese, poi è salito sul Duro e ha acceso i fari. Il corpo a terra era di un militare, aveva un fianco smangiato fino alla colonna vertebrale e la testa non stava tanto meglio. Massi ci era andato giù duro, coi pugni.
Quando è sceso dalla cabina del veicolo, ha detto:
Viola, tu controlla la saracinesca. Io e la recluta andiamo a prelevare il plastico, sta proprio qui dietro.”
L'ho seguito attraverso un corridoio stretto e siamo entrati in uno stanzino vuoto che sapeva di muffa e umido, alle pareti solo degli scaffali di legno mezzo marcio.
Ora ascoltami bene, recluta, ti spiegherò come si prepara una carica di esplosivo e come si aziona un detonatore. Non lo ripeterò due volte, quindi presta attenzione.”
Mah...” ho detto aggrottando la fronte, “non c'è tempo, me lo spiegherai dopo. Dobbiamo andare!”
Lui mi ha messo una mano sulla spalla, ma non per stritolarmela come temevo. Sembrava più la pacca di un amico.
Ascoltami Cristiano, non ho molto tempo. Veramente.”
Si è voltato e mi ha rivolto la schiena. La giacca della mimetica era macchiata di sangue anche all'altezza della sua spalla sinistra, vicino al colletto. E quando se l'è tolta per rimanere solo con la canottiera addosso, vicino a un'aquila tatuata con la scritta “Semper Fi” in gotico, è apparsa l'ultima cosa che mi aspettavo di vedere.
Ma quello è... un...”
Esatto, quel figlio di puttana mi ha preso quando siamo entrati nel garage” e si è massaggiato la ferita rossastra a forma di ovale con la mano destra. “Quindi, te lo ripeto: c'è poco tempo. Ascoltami e stai attento.”
Ho ascoltato quello che aveva da dirmi, mentre lo vedevo sudare sempre più. Eppure là dentro ci saranno stati 18, 20 gradi al massimo.
Siamo tornati al garage, ora il rumore degli zombie contro le lamiere era talmente forte che dovevamo urlare per capirci. Massi mi ha spedito sul sedile del passeggero nella cabina del Duro accanto a Viola e le ha ordinato di accendere il motore.
Sali anche tu” gli ha gridato lei, “Sfondiamo la saracinesca col camion, reggerà!”
Lui ha scosso la testa. “Non avete abbastanza potenza. Non preoccupatevi: alzo la saracinesca di colpo, voi avanzate e io salgo sul retro. Affetto un paio di inseguitori e impallino anche qualcuno degli altri.”
Lei ha annuito. “Va bene, ma sta' attento.”
Io sapevo, e non potevo dire nulla.
Massi ha sollevato la saracinesca con un piede, le spade strette nelle mani. Viola è avanzata col Duro e ne ha travolti una ventina, ce ne saranno stati un centinaio lì davanti ad aspettarci. Non appena ha superato la linea della saracinesca con le ruote posteriori, ha rallentato.
Muoviti, vieni!” ha urlato a Massi dal finestrino.
Ma lui era troppo impegnato a passare la lama delle sue armi bianche nei colli e nelle teste di quell'orda, senza prestare attenzione a noi.
Viola, lui non verrà.”
Ma che dici?!” ha detto voltandosi.
Abbiamo sentito degli spari e abbiamo attaccato gli occhi agli specchietti retrovisori: Massi aveva abbandonato le spade e aveva messo mano al Fass 90, indietreggiando verso i magazzini munizioni.
Massi è stato morso, ha deciso di rimanere. Accelera, muoviamoci. Gli ho promesso che lo avremmo fatto.”
Dopo un paio di secondi di esitazione, Viola ha pigiato il pedale del gas. Nel momento in cui abbiamo travolto il cancello d'accesso della caserma di Isone, ci ha raggiunto il boato di un'esplosione. Alle nostre spalle si stava formando una colonna di fumo, enorme pira funeraria del buon sergente maggiore Massi. Ne avrà fatti fuori almeno una cinquantina, con quel botto.

Il miglior addio possibile, per uno come lui.

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