Dopo
una buona ora di colpi e giochi di leva, ieri mattina siamo riusciti
ad aprire l'armadio chiuso a chiave. Solo un caricatore con dodici
cartucce per Massi, che l'ha intascato senza dire nulla. Subito dopo
ha però smontato il fucile e portato il selettore di fuoco dalla
raffica a tre al colpo singolo.
Ci
sarà da razionare, nei prossimi giorni.
Lo
stesso discorso vale per il cibo, perché se l'incursione nelle case
di questi paesi di montagna è stata finora facile con pochi zombie
nei paraggi, non sarà così nei prossimi giorni, quando scenderemo
in pianura. Farsi sentire da uno di loro mentre si forza una
serratura potrebbe portarcene una cinquantina davanti alla porta nel
giro di pochi secondi, e l'esperienza di Agno è bastata a tutti e
tre.
Ieri
la pioggia incessante ha reso scivoloso il terreno e, per evitare
incidenti, ne abbiamo approfittato per depredare un po' di edifici a
Moniscia e ad Azzano, tutti isolati e senza sbarre o particolari
protezioni alle finestre. Abbiamo messo da parte tutto ciò che
trovavamo: conserve, bottigliette di superalcolici, buste
sottovuoto...
Oggi
siamo nei pressi di Azzino, domani proseguiamo con Monteggio e i
monti sopra Torricella. Un paio d'ore di spostamento, un paio d'ore
di sopralluoghi. Una prassi, ormai. Poi non rimarrà che scendere attraverso il bosco e
fare ancor più attenzione.
L'obiettivo
designato è l'armeria Gianossi di Taverne, a due passi dalla
cantonale per Rivera. E lì non ci sarà tempo per passare in
rassegna le dispense e gli armadi degli ex abitanti del luogo. Meglio
essere pronti a tutto.
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