Giorno #41: Ciao Ciao Saab.



All'aeroporto, quel sabato, è successo un casino. Ed è per questo che non sono riuscito a scrivere sino a oggi.

Quando siamo scesi dal Saab 2000 io, Massi e Viola ci siamo subiti resi conto che il nostro tentativo di depistaggio nei boschi non era andato a buon fine. Il perimetro dello scalo, tutte le recinzioni in direzione di Agno... Erano piene di zombie.
Siamo tornati a bordo e abbiamo recuperato gli zaini con le asce, i coltelli e un paio di piedi di porco che avevamo trovato vicino agli hangar.
Venite, c'è bisogno di tutti!” ha urlato Viola prima di ridiscendere la scala, poi ci siamo involati verso il lato che dava sulla Migros, quello più affollato. Non ne avevo mai visti così tanti insieme, e quando ci hanno visti arrivare sono come impazziti. Da quella parte i pali delle ramine non avevano la base in cemento, erano semplicemente fissati a terra. Le sbarre pendevano in diagonale verso noi, la spinta sulla rete doveva essere pazzesca.
Abbiamo iniziato a colpire alla testa quelli in prima fila per allentare la pressione, ma quelli dietro si facevano sempre più sotto e non sembravano non finire mai. Quando mi sono voltato per vedere se Jessica e Federico stavano arrivando, ho visto l'aereo muoversi.
Cazzo, se ne vanno!”
Ma di che parli, recluta?”
Jessica e Federico, volano via!”
Merda!” ha detto Viola.
Abbiamo abbandonato il perimetro e siamo corsi verso l'aereo che era già sul limite della pista e stava virando per allinearsi.
Fermi, fermi!” abbiamo gridato sbracciandoci, ma i motori sono saliti di giri e ha gradualmente preso velocità.
Bastardi!” ha urlato Massi e ha esploso un paio di colpi verso la carlinga. Mi sono voltato: i morti viventi si sono agitati ancor di più, i pali ondeggiavano.
Ormai il rumore dei motori riempiva tutta la pista, ma a metà strada il carrello dell'aereo ha travolto gli zombie che avevamo ammucchiato sul cemento il primo giorno. Sembrava aver perso molta velocità, ma ha proseguito la sua corsa.
Non ce la faranno mai!” ho detto.
L'aereo non si è staccato da terra in tempo e le ruote hanno iniziato a solcare l'erba. Il muso ha travolto tutto – pali elettrici e recinzione, fino a concludere la sua corsa contro degli alberi. Qualche secondo dopo, ha preso fuoco.
Se quello esplode, ci sommergono” ha detto Massi. “Muoviamoci, veloci!”
Siamo corsi in direzione dell'aereo, dal varco ne erano già entrati almeno una ventina. Abbiamo deviato a destra e abbiamo creato un passaggio con le tronchesi. La strada era più affollata di quando eravamo arrivati, dovevamo distanziarli. Abbiamo seguito il corso del fiume fino a quando abbiamo trovato un cavo di metallo sospeso.
Via le cinture, se raggiungiamo l'altra riva non ci raggiungeranno” ha ordinato Massi.
Abbiamo eseguito e Viola si è arrangiata con un bracciolo dello zaino. Una volta attraversato il fiume, l'aereo è esploso. Non abbiamo perso neanche due secondi a osservare il fumo che saliva al cielo e a chiederci se Jessica e Federico si fossero salvati; abbiamo proseguito di corsa verso nord fino ad arrivare all'altezza della SUPSI di Manno.
Dobbiamo girare verso la collina, lo svincolo autostradale è sicuramente infestato” ho detto agli altri.
Abbiamo tagliato la zona industriale in due e ci siamo addentrati nel bosco in direzione di Cademario. Abbiamo quindi proseguito per Breno, dove siamo rimasti per due giorni in una casa fuori dal nucleo, discostata dalle altre.
Abbiamo ripreso il cammino in direzione nord, verso Fescoggia e Vezio. Oggi avremmo dovuto proseguire, ma il rumore delle sirene nel primo pomeriggio ci ha bloccati in una villetta con pure la piscina.
Forse hanno attivato il sistema di allarme, forse stanno preparando un intervento” ha detto Massi.
Ma la speranza è durata pochi secondi.
Temo che sia una semplice prova, già programmata dalla fine dell'anno scorso” ho detto con lo sguardo perso fuori dalla finestra.

Domani ripartiamo.

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