Giorno #97: Addio al Ticino.

Ho appena spedito una e-mail a tutta la mia rubrica. Eccola.

Il mio nome è Cristiano Camporosso, ho 33 anni e so che nessuno leggerà o risponderà a questa e-mail.
Eppure eccomi qui.
Vi scrivo perché ho camminato tanto in questi giorni, e ho avuto tempo e modo di pensare. Pensieri che non sempre ho scritto sul mio blog, pensieri che voglio condividere.
Negli ultimi novanta giorni ho attraversato il Ticino da sud a nord, da Pedrinate ad Airolo condividendo cibo, acqua e chilometri con più compagni di viaggio. Ho schivato la morte ogni giorno, sfuggendo ai morsi degli zombie che oggi affollano il cantone, tutto. Pensavo non ci fosse più niente per me, in questo posto. Non una moglie, non un lavoro, non un futuro.
Eppure.
Eppure mi guardo indietro e rabbrividisco al pensiero che gli ultimi reduci possiamo essere io, Viola, Martino, Bruno e sua figlia Veronica. Cinque in tutto. Che il cantone è perduto, e che l'illusione di una cura per questo virus a Zurigo possa tramutarsi in una crudele bufala.
Ho paura.
Sto per portare a termine questo viaggio lungo mesi e ho paura solo ora, a un passo dal traguardo.
Perché se entro in quel tunnel, se supero il San Gottardo, ho la quasi certezza che in Ticino non ci tornerò più, e perderò l'unica briciola di normalità che c'era ancora in questo mondo.
Casa mia.
Oltrepassando quella galleria, sarò in un luogo a me sconosciuto, in lotta con gli zombie, da Göschenen fino a Zurigo. Sarà quella la mia vita, combattuta in un luogo lontano da dove sono nato e cresciuto.
Non sono sicuro di volerlo, ma so che devo farlo. I muscoli delle gambe strillano, la fronte gocciola sudore freddo e caldo a ogni ora. Ma oggi, oggi è il cuore a spasimare più di tutti.
Addio, Ticino. Spero di tornare con una cura.


Cris

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